giovedì 17 novembre 2016

La finanza può essere donna?

di Annalisa Ferrazzi

donna-finanzaDopo la disfatta di Hillary Clinton come prima donna candidata alla Presidenza degli Stati Uniti, ho letto con molta curiosità e con un sorriso, forse non è qui il caso di dire “sotto i baffi”, della conferenza “Women in finance”, organizzata dalla sezione pavese dell’International Finance Student Association e tenutasi giovedì scorso, 10 novembre, all’Università di Pavia.

Innanzitutto perché sono donna e lavoro ormai da una dozzina d’anni in ambito di soluzioni finanziarie e real estate e posso confermare che, soprattutto in questo settore, le donne con ruoli autorevoli sono abbastanza delle mosche bianche. Forse per una mentalità profusa che vede la finanza come una materia tecnico-scientifica difficile, di indole prettamente maschile.

Ma il mio sorriso è per lo più collegato alla parola finanza, per come è stata usata in passato e per come viene demonizzata oggi  a causa sia della crisi economica di questi anni ma anche per attività, come sappiamo, non sempre lineari tenute da alcuni istituti di credito. I soldi sono sporchi, il mercato finanziario è effimero e spesso invisibile, appare in doppiopetto e lustrosissimo ma mostra in realtà poca trasparenza e spesso guadagna sull’ignoranza e la rassegnazione dei piccoli ma numerosi risparmiatori. Credo di aver dato una sintetica ma concisa connotazione di qual è il percepito comune odierno di fronte al termine finanza.

Ad aprire, però,  lo scenario per una nuova visione è proprio una delle tre protagoniste intervistate per l’occasione da La Provincia Pavese, Anna Gervasoni, direttore generale dell’associazione Aifi e docente di economia e gestione dell’impresa all’Istituto Universitario Liuc di Castellanza:«Delle donne c’è bisogno anche quando bisogna mettersi a contare i soldi.[…]” dice Gervasoni “Ci accusano di non essere portate al rischio necessario per gli investimenti, ma io non credo sia vero: ognuno ha la propria personalità, indipendentemente dal sesso a cui appartiene. In più, non sono neppure convinta che una certa propensione al rischio sia per forza la mossa vincente».

Ecco lo spiraglio che mi ha schiuso il sorriso. Il fatto che forse non è l’adattamento al mondo finanziario “maschile” che abbiamo fin qui conosciuto a portare le donne nella finanza, bensì la loro capacità di darne una nuova visione. Il fatto che la finanza forse debba sempre più abbandonare la sua vena speculativa se vuole riappropriarsi della fiducia della gente.
Una finanza che deve dunque tornare ad essere quello per cui è nata, ovvero un supporto ad idee, iniziative, progetti volti a valorizzare la persona nella sua accezione più alta, un supporto per esempio, e per dirla da arranger tecnologico, finanziario e di garanzia qual è Harley&Dikkinson, a quei soggetti che sposano in coro un percorso virtuoso di efficientamento energetico, siano essi condomìni, privati, aziende, …. E quello del costruito risulta essere l’ambito, ancora non esaltato a dovere, dove l’accoppiata potrebbe, anzi, dovrà essere vincente, pena proprio la perdita del nostro valore.

Questa come si deduce è anche la visione e la posizione del mondo H&D. Arrivare a colmare il gap per arrivare così a rispondere agli atavici bisogni della persona con un approccio finanziario inedito, evoluto, solidale e perché no, più femminile.



Fonte: https://greenhubblog.com/2016/11/17/la-finanza-puo-essere-donna/

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