sabato 31 dicembre 2016

“Proprio così”: il primo albo illustrato di SCOSSE

proprio-cosi_scosseProprio così è il primo albo illustrato realizzato da SCOSSE e nato dalla collaborazione con AIMAR- Associazione italiana malformazioni anorettali, di cui fanno parte persone adulte con questo tipo di disabilità, ma soprattutto genitori di figlie e figli nati con malformazioni anorettali.

Uno dei compiti di cui sempre più l’associazione si sente investita è quello rispondere di alle domande di bambine e bambini nati con corpi che svolgono funzioni essenziali in modo differente da quelli degli altri, che di queste differenze portano i segni, come le cicatrici degli interventi subiti molto precocemente, che su queste differenze hanno imparato a costruire le routine che scandiscono la loro vita e investono le loro relazioni.E il nostro progetto ambizioso, realizzato grazie al sostegno dei fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, è di provare a rispondere a queste domande e a valorizzare le risposte che loro stessi si danno, ma come sempre in un’ottica di educazione alle differenze che si rivolge a tutti e tutte e che si pone in ascolto di quel fertilissimo periodo della vita che è la prima infanzia, nel quale non si può non chiedersi “Da dove vengo? Come sono arrivata qui? Perché ho questo corpo e com’è fatto?”.

L’AIMAR ci ha permesso di raccogliere, in forma ovviamente anonima, i dialoghi svoltisi tra bambini e bambine e terapisti nel corso di laboratori tematici, le domande che emergevano, le risposte che si facevano strada, le fantasie che si materializzavano. Tutto questo ha dato origine al racconto. Grazie alla penna della nostra Giulia Franchi si alza un coro di voci di bimbi, quei bambini e quelle bambine così spesso poco notati o poco ascoltati, di cui nessuno conosce i superpoteri: Berta che vede anche cose invisibili dietro i suoi grandi occhiali; la risata contagiosa di Milo mentre gli si spiegano le cose, magari più di una volta. Ognuno di loro ha una storia da raccontare, soprattutto Clara, che con il protagonista condivide una misteriosa cicatrice, le avventure incredibili che questa evoca, le storie di pirati, maghi, streghe che affollano le risposte su quale ne sia l’origine. Il segno inconfondibile di Massimiliano Di Lauro restituisce lo sguardo del piccolo protagonista su se stesso, sulle relazioni e sulla realtà che lo circonda dando forma e colore alla sua quotidianità e alle sue paure.

Immagini e parole che fanno di questo progetto un albo illustrato per tutte e tutti, una storia, un mondo accogliente e affascinante, provando a rompere quelle gabbie invisibili che le narrazioni sono in grado di innalzare o di abbattere, di parlare di differenza con competenza, ma anche con il gusto, la qualità e l’impegno che ogni buon libro e ogni pubblico meritano. Per noi adulti un invito a trovare il coraggio di ridare parola alle piccole e ai piccoli protagonisti e di tendere le orecchie per ascoltarli. Saranno proprio loro a rendere meno impervio il cammino.

The post “Proprio così”: il primo albo illustrato di SCOSSE appeared first on Scosse.



Fonte: http://www.scosse.org/proprio-cosi-albo-illustrato-scosse/

UN ANNO DI SUCCESSI, INSIEME A VOI!

Il 2016 sta per chiudersi, è tempo di bilanci e i nostri sono positivi, nonostante in Italia ci sia ancora molto da fare. Tante sono state le campagne che abbiamo intrapreso con tenacia (e che non abbandoneremo), ancora di più le iniziative che ci hanno portati a coinvolgere diversi settori della società civile, da giovani studenti alle imprese, passando per i palazzi del potere.

Il nostro Paese continua ad esser deficitario nella lotta alla corruzione e proprio per questo il nostro impegno si fa ogni giorno più importante. Il vostro supporto è stato fondamentale e ci auguriamo che possiate continuare a darci fiducia per tutto il 2017, perché ad attenderci ci sono altre sfide che non vogliamo lasciar cadere nel silenzio.

Vi raccontiamo il nostro 2016 nella nostra breve carrellata che ci permette di ripercorrere insieme a voi alcuni dei momenti salienti che hanno reso questo 2016 un anno ricco di traguardi.

 

screen1-1

screen2-1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Trovate qui la newsletter completa, per augurarvi e augurarci un 2017 denso di nuove vittorie insieme.

Contro la corruzione noi ci siamo!



Fonte: https://www.transparency.it/un-anno-di-successi-insieme-a-voi/

Perché SPID è utile alle imprese (se messo a sistema in una strategia digitale)

Partiamo dal contesto italiano attuale: il 40% delle imprese, secondo un rapporto Unioncamere del 2015, dichiara: “Internet? Non serve alla mia impresa”. Per farci ulteriormente del male, a questo dato aggiungiamo che secondo uno studio del CNR di Pisa, aggiornato ad agosto 2016, solo 14 imprese italiane su 100 hanno registrato un dominio “.it” e ogni 10mila abitanti si contano solo 23 professionisti con un dominio “.it”. Il tassi di penetrazione tra la popolazione maggiorenne e residente è di 285 domini “.it” ogni 10mila abitanti. Giusto per fare un confronto con un punto di riferimento nella digitalizzazione del tessuto produttivo, in Germania il tasso di penetrazione dei domini “.de” è di 1.830. Sconfortante.

SPID

SPID PUO’ FACILITARE LE COSE, SE MESSO A SISTEMA

Perciò servono urgentemente imprese (e cittadini) digitali ma anche leggere, agili e libere di concentrarsi sui progetti per primeggiare sul mercato competitivo globale. Lo si dice da anni: meno burocrazia, meno vincoli, più libertà e più digitale per gli “animal spirits” di keynesiana memoria, che alimentano l’economia nazionale con la vitalità delle loro idee. In questo contesto

il Sistema Pubblico di Identità Digitale può facilitare le cose, se messo a sistema con una strategia digitale complessiva ed inclusiva.

1. SFRUTTARE LA SCIA DELLA DIGITALIZZAZIONE

Se da un lato le imprese possono utilizzare i servizi  integrati con SPID, dall’altro possono offrire i propri servizi online attraverso il Sistema Pubblico di Identità Digitale come sistema di identificazione. Infine potrebbero potenziare i rispettivi business sfruttando la scia della digitalizzazione di altre imprese, persino concorrenti, o della PA.

Stringiamo il focus: già ora gli Sportelli Unici per Attività Produttive o per l’Edilizia  (SUAP e  SUED) di quasi tutti i comuni sono collegati a SPID. Ma non solo: basti pensare alla richiesta dell’emissione del DURC per l’erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari compresi quelli nell’ambito delle procedure di appalti, servizi e forniture pubbliche oltre che nei lavori privati dell’edilizia per il rilascio dell’attestazione SOA, per la fruizione di determinati benefici normativi e contributivi. Ma la lista non si esaurisce qui, tuttavia è già sufficiente per comprendere quanti potenziali benefici possa trarre da SPID un’impresa evoluta, propensa alla digitalizzazione, che lo utilizzi come ricorrente strumento di lavoro.

2. UN LOGIN CHE IDENTIFICA L’IMPRESA

Cambiando prospettiva ricordiamo che SPID, di fatto, è una credenziale di identità per le imprese e tutti gli effetti, ovvero una login che identifica direttamente l’impresa valida su tutto il territorio nazionale ed utilizzabile sia per i servizi della Pubblica Amministrazione, sia per quelli di altri privati. Non è difficile immaginare le conseguenze positive:

  • le procedure complesse che richiedono tempo per controllare e associare un’identità “umana” che presenta un’istanza a nome di un’impresa, con l’impresa stessa, non hanno più motivo di esistere. Sarà così possibile proporre servizi per le imprese e non sarà più necessario per il legale rappresentante inviare la documentazione necessaria per richiedere l’associazione della propria identità di persona fisica, a quella della persona giuridica. Risparmiando tempo e riducendo i costi per la pubblica amministrazione che non è più obbligata ad effettuare controlli o censimenti. Una semplificazione di rilievo di cui c’è poca consapevolezza probabilmente.

3. DIGITALIZZARSI VUOL DIRE APRIRSI AL MONDO

Infine dicevamo che le imprese potrebbero offrire i propri servizi online utilizzando SPID come sistema di autenticazione, un’opportunità che rappresenta una forte spinta alla digitalizzazione. Ogni impresa infatti stabilisce accordi commerciali di varia natura tramite contratti, ma nel mondo digitale, dove non si incontra la controparte, purtroppo è possibile che si debbano annullare quegli stessi contratti in quanto l’identità del contraente non è certa. Per ovviare a questo rischio e ai costo aggiuntivi sarà possibile usufruire dei servizi di identificazione offerti nel Sistema Pubblico di Identità Digitale, e quindi non saranno più necessari né controlli, né censimenti utenti e neppure il rilascio di password da gestire.

Infine “last but not least” SPID dal 2018 si apre sul mercato europeo per cui accetterà le identità dei cittadini dei vari stati membri che realizzano un sistema di identità nazionale. Perciò digitalizzarsi significa aprirsi al mondo.

L'articolo Perché SPID è utile alle imprese (se messo a sistema in una strategia digitale) sembra essere il primo su Che Futuro!.



Fonte: http://www.chefuturo.it/2016/12/spid-imprese-digitale/

Non hai soldi per realizzare il tuo sogno? L’economia sociale ti può aiutare!

«Se ognuno di noi donasse un euro a chi ne ha bisogno per realizzare un piccolo sogno, ci sarebbe un piccolissimo esempio, ben riuscito e indipendente, di redistribuzione di risorse economiche». Inizia così il messaggio che qualche giorno fa Valentina, giovane piemontese, ha spedito ai suoi amici e conoscenti. L’obiettivo? Dimostrare che anche se non hai soldi per realizzare il tuo sogno, puoi farcela lo stesso! condividere1

Possiamo definirlo un esperimento di “economia sociale” o, ancora meglio, solidale. Secondo Valentina, è «un’idea davvero molto semplice che parte dalla fiducia che coltivo e sento nell’essere umano e negli esempi di forza e sostegno che vengono dall’unione e dalla condivisione delle risorse individuali che ognuno possiede». Ma come è nata questa idea? Appassionata di discipline olistiche, Valentina vorrebbe specializzarsi in water yoga, ma il percorso formativo ha dei costi proibitivi per lei. Attingendo dalle sue esperienze, che sono sempre state orientate al baratto, allo scambio e alla condivisione, ha pensato di chiedere aiuto alla comunità.

 

Avevo già conosciuto Valentina tempo fa, quando mi intervistò per la sua tesi di laurea intitolata “Lo spettacolo della Terra: Eco-sostenibilità e linguaggi teatrali”, in cui inserì un capitolo dedicato a Italia Che Cambia, citata fra gli esempi di realtà che sono impegnate nella diffusione dei nuovi stili di vita e delle buone pratiche legate alla cura dell’ambiente, ma che si sono addentrate nell’utilizzo di nuovi mezzi comunicativi per diffondere le loro informazioni e sensibilizzare le persone a questi temi.

 

Così ho deciso di scriverle e chiederle di approfondire le riflessioni e le aspettative che si celano dietro a questo insolito messaggio. dante3

Quali potenzialità ed effetti positivi credi che potrebbe avere un modello basato sul dono, sia a livello economico che a livello sociale?

 

A livello economico sicuramente ci sarebbe una naturale redistribuzione dei beni e delle ricchezze di qualsiasi tipo. Chi possiede di più sarebbe naturalmente invogliato dal nuovo sistema di pensiero a donare verso chi possiede di meno. Ovviamente ci sarebbero sempre differenze e personalmente credo sia anche giusto che ci siano, perché l’evoluzione di ognuno è una faccenda strettamente personale. Questa redistribuzione avverrebbe in una eventuale fase molto lenta di transizione. Con il passare dei decenni, forse anche secoli, molto probabilmente si arriverebbe ad un punto di stasi omogenea, dove più o meno tutti gli abitanti della terra condurrebbero una vita mediamente accettabile, con poche differenze economiche tra le persone dello stesso paese. Ma quello che muterebbe profondamente sarebbe la concezione della vita, dell’uomo e del mondo: immaginate un mondo dove i beni sono in circolo grazie alle continue donazioni che le persone fanno tra di loro. Quello che cambierebbe profondamente sarebbe proprio la concezione dell’economia, che a quel punto cadrebbe, perderebbe valore e importanza, e sarebbe riformulata con altre parole più attinenti a quella realtà. So che è utopico immaginare un mondo di questo tipo, ma è l’immaginazione che vi sto invitando ad usare, che per sua natura è libera e infinita.

 

Il cambiamento da un modello economico basato sullo scambio, a uno basato sul dono, metterebbe in crisi il concetto stesso di “economia”, perché il valore che le cose avrebbero, non sarebbe deciso da una moneta, la moneta non avrebbe neppure più senso di esistere. Ovviamente gli effetti visibili a livello sociale sarebbero immensi: s’innescherebbe in modo inevitabile un meccanismo di lavoro interiore dentro ognuno (dei sopravvissuti!) per riuscire ad adattarsi a un nuovo modello di pensiero; si assisterebbe al nascere di molti più esperimenti sociali, perché le persone sarebbero molto meno propense ad attaccarsi a ciò possiedono e isolarsi nel loro individualismo sarebbe sinonimo di difficoltà nella sopravvivenza; la serenità sarebbe figlia della cooperazione e della condivisione, non del benessere economico fra le piccole mura della propria casa. In sostanza, sarebbe un cambiamento colossale e profondo: da un modello basato sulla malattia e l’individualismo, a uno basato sul benessere e le relazioni sociali. È una dichiarazione forte, me ne rendo conto, ma se “pensate” con la semplicità del cuore molte di queste e altre verità arriveranno a svelarsi in voi.

 panta_rei

Cosa risponderesti se qualcuno ti accusasse di stare solo cercando una scorciatoia per trovare soldi facilmente?

 

Risponderei: se è così facile perché non lo fanno tutti? Che cosa è facile? Più che facile, a me viene da definirlo “creativo”, dati i tempi che stiamo attraversando! Per molti magari sembrerà strano, ma l’uomo da sempre ha ricorso in modo semplice al sostegno reciproco, soprattutto quando la terra era meno popolata e l’uomo viveva in tribù o villaggi. Ad esempio, per creare delle strade o le case una volta le comunità si ritrovava a costruire e lavorare insieme. Ora con l’incremento continuo della popolazione (siamo arrivati quasi a 8 miliardi!) è difficile notare questo atteggiamento su larghe scale, ma se osservate anche solo nelle vostre cerchie private di amici e familiari, sicuramente trovate qualcuno che in modo naturale è più propenso all’aiutare gli altri, all’attenzione ai bisogni di chi ama. Questo è ciò che nutre le relazioni e le arricchisce.

 

Hai qualche idea per migliorare il sistema di domanda/offerta di prestazioni gratuite in modo da rendere questo modello più efficace?

 

Mi piacerebbe creare un sito che possa aiutare le persone a creare rete, a creare comunità nel loro quartiere o città. Una piattaforma basata sul dono, che funzioni un po’ come quelle delle raccolte fondi, ma che si estenda anche ad altri doni di natura non economica: azioni, ascolto, servizi, informazioni… ma dovrò documentarmi bene. Per ora è solo un’idea abbozzata, nata dai bellissimi feedback che ho ricevuto con la mia proposta. Sono convinta che la rete sia un valido strumento per aiutare a far nascere e promuovere il cambiamento!

 

Al di là di quello che ti hanno risposto a livello pratico, quali sono state le reazioni delle persone a cui hai fatto questa proposta?

 

Mia madre mi ha chiamato preoccupata e perplessa: non capiva se avevo bisogno perché ero veramente “a secco” di soldi e non capiva perché chiedevo aiuto in un modo così aperto ed esteso. Ne abbiamo parlato e alla fine lei ha compreso la natura della mia proposta. Per il resto, c’è chi mi ha risposto con entusiasmo e gioia, chi con dolcezza e grande accoglienza, chi è rimasto curioso di sapere di più sulle formazioni per cui ho fatto partire la raccolta fondi. Tirando un bilancio, sono state tutte molto positive e in generale ho “attivato” una rete di contatti, un po’ come fa il lievito con il pane: attiva l’espansione! condivisione2

Conosci altri progetti di economia del dono (dalle banche del tempo ai negozi senza soldi)? Hai provato a metterti in contatto con loro?

 

Conosco le banche del tempo dal 2010. Avevo aderito a una banca del tempo qui a Torino nello stesso anno per qualche mese, ma poi ho iniziato a viaggiare ed era difficile portare avanti l’impegno in modo costante. Penso che mi rivolgerò a loro di nuovo ora, voglio imparare il francese! Avevo letto il libro e visto il documento di Heidemarie Schwermer e la sua stupenda esperienza del vivere senza soldi. Ovviamente ho fatto anch’io i miei piccoli esperimenti e continuo a farli. Ad esempio, spesso scambio massaggi e trattamenti olistici, ho fatto da custode in scambio per una casa a Torino dal 2011 al 2014 e ho provato a viaggiare senza soldi per una settimana in Andalusia l’anno scorso. Non conosco i negozi senza soldi. Ne ho sentito vagamente parlare e ora mi documenterò volentieri. Ho visto che sul web ci sono molte piattaforme e siti di raccolta fondi e crowdfounding. Più avanti proverò a utilizzarne uno per vedere come funziona. In generale adoro fare rete!

 

Cosa consiglieresti a chi si trova nella tua stessa situazione e vorrebbe provare a precorrere la strada che hai intrapreso?

 

Di ascoltare le paure e i dubbi che porta dentro e imparare ad integrarli con gli entusiasmi e il coraggio. Di non smettere mai di porsi domande e cercare risposte nel confronto con la realtà. Fatti ispirare dalla tua creatività e cerca rete, relazioni da cui prendere e dare nutrimento!

 

L'articolo Non hai soldi per realizzare il tuo sogno? L’economia sociale ti può aiutare! sembra essere il primo su Viaggio nell'Italia che... Cambia!.



Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/12/soldi-per-realizzare-il-tuo-sogno-economia-sociale/

“Before the Flood”: i 5 punti del documentario di Leonardo DiCaprio

Nel fine settimana ho visto il documentario “Before the Flood” sia in lingua originale che nella versione doppiata in italiano. Se ve lo siete perso (ma spero di no) ecco i 5 punti principali.

La notizia del nuovo film documentario di Leonardo DiCaprio ha fatto il giro del mondo. Sono andata a cercare il filmato sul canale YouTube del National Geographic e l’ho visto, prima in lingua originale e poi nella versione doppiata in italiano.

Leonardo DiCaprio si occupa da anni della salvaguardia dell’ambiente: ne avevo parlato qualche anno fa in questo mio post. Da allora la sua fondazione, Leonardo DiCaprio Foundation, ha fatto grandi passi per la salvaguardia degli animali selvatici e dall’ambiente. Negli ultimi anni, l’attore ha dato la priorità ad un argomento di vitale importanza per la natura e per l’uomo: il cambiamento climatico.

before-the-flood

“Before the Flood” – Leonardo DiCaprio
(foto ©NationalGeographic)

Ecco i 5 punti principali messi in evidenza dal film-documentario “Before the Flood”, in italiano “Punto di non ritorno”.

1 – L’Artico. Le zone dell’Artico, con i loro equilibri, determinano gran parte del clima dell’Emisfero Nord del Pianeta. I ghiacciai si stanno sciogliendo, stanno cambiando il loro colore per la presenza di sostanze immesse dall’uomo (metano). Gl ecosistemi sono danneggiati, la flora e la fauna sono in grave pericolo. La Groenlandia è destinata a scomparire. Con lo scioglimento dei suoi ghiacci provocherà l’innalzamento dei mari in varie zone del mondo (anche a casa di DiCaprio, in Florida, U.S.A.).
Si parla di cambiamento climatico da almeno 50 anni. Il 97% dei climatologi è d’accordo sul repentino riscaldamento del clima (senza precedenti simili, in base ai dati a nostra disposizione) ma non tutti i politici sono ancora disposti a confrontarsi in un dibattito scientifico sul clima.

2 – La Cina è il Paese che al mondo inquina di più, avendo superato gli Stati Uniti d’America. La gente vive sulla propria pelle il cambiamento climatico ogni giorno, perché quasi ogni giorno esce di casa con la mascherina sul viso. Le persone vivono l’inquinamento, le persone sono informate, le persone hanno fatto pressione sul governo per andare verso l’utilizzo di energie pulite, rinnovabili.

3 – L’India. È il terzo produttore mondiale di elettricità ma meno del 70% della sua popolazione ha accesso all’energia elettrica. Il letame delle mucche e il carbone sono le fonti più economiche usate per cucinare. Anche loro stanno vivendo il cambiamento climatico in atto e non lo negano: l’acqua, che di solito cade in 6 mesi di pioggia, si è riversata al suolo in sole 5 ore distruggendo completamente ogni tipo di raccolto.

4 – Kiribati e le isole sommerse. Kiribati è tristemente nota per essere la località dalla quale sono partiti i primi rifugiati climatici della storia e io ne sono venuta a conoscenza DentroExpo2015. I disastri ambientali, l’uomo che inquina i mari, i coralli e la fauna marina fortemente danneggiati hanno diminuito il pescato e la gente è rimasta senza cibo e senza casa, spazzata via da tifoni ed uragani.

5 – Sumatra. Insieme ad Amazzonia e Congo sono le ultime grandi foreste pluviali rimaste sulla Terra. E, insieme, sono le zone più danneggiate e impoverite dalle nuove monocolture di olio di palma, che riducono la foresta, inquinano con i continui incendi, uccidono le popolazioni di tigri, elefanti, rinoceronti e orango. L’80% delle foreste è ormai distrutto per le nostre nuove abitudini alimentari. Un discorso a parte merita anche la carne bovina: più della metà del suolo degli U.S.A. serve per coltivare vegetali da dare come cibo ai bovini da carne e solamente il 2% del suolo produce vegetali per l’alimentazione umana. Un grande controsenso economico, ecologico, etico.

Ma siamo ancora in tempo per cambiare, anche se siamo l’ultima generazione che potrà farlo.
Lo dicono i responsabili di Tesla: costruendo al mondo 10 gigafactory Tesla si ridurrebbe l’inquinamento di una grande percentuale. Lo dice lo scienziato Joan Rockström: oggi ci sono le tecnologie avanzate che permettono il cambiamento. Lo dice il dottor Peter Sellers della NASA che, riducendo oggi l’inquinamento, dopo un periodo di riscaldamento, la Terra tornerebbe a raffreddarsi e il clima ad essere migliore. Lo dice anche Papa Francesco, che con la sua Enciclica Laudato Sì ha parlato a tutto il mondo di un problema che è stato sempre marginale per la Chiesa.

Lo dicono i popoli del mondo che vivono sulla loro pelle e su quella dei loro famigliari e dei loro figli il problema del cambiamento climatico. Mancano solo i Governi, non tutti, ma molti, che si fanno ancora condizionare troppo pesantemente dalle lobby del carbone, dell’olio di palma e di tanti altri prodotti altamente inquinanti. L’Accordo di Parigi è un grande passo avanti, ma non è sufficiente.
Il popolo ora sa, e deve continuare ad informarsi e a cambiare i propri stili di vita, per fare sempre maggiore pressione su chi governa al fine di arrivare a politiche ambientali in grado di salvare il Pianeta, la natura e l’uomo stesso dalla prossima estinzione di massa.




Fonte: https://curiosadinatura.com/2016/11/07/before-the-flood-i-5-punti-del-documentario-di-leonardo-dicaprio/

Riqualificazione energetica: anche in Europa è priorità finanziaria

di Annalisa  Ferrazzi

fullsizerender-3Che il condominio stesse divenendo argomento cardine di molte discussioni politiche ed ambientaliste lo intuivamo già da un po’ e ne abbiamo avuto conferma proprio in questi giorni con la delibera definitiva del Senato alla legge di Stabilità, una sorta di Babbo Natale in anticipo recante con sé un sacco di novità determinanti per chi, come proposito del nuovo anno, volesse intervenire seriamente su uno stabile condominiale. L’avallo degli incentivi per i prossimi 5 anni, l’aumento in termini percentuali delle detrazioni possibili associate alla cessione del credito da parte degli incapienti, sono tutte misure che fanno ben sperare l’intero settore edile.

Ieri ero seduta al Tavolo di Lavoro Europeo Build Upon, il progetto per la elaborazione di politiche per la diffusione della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico e privato, finanziato dal programma quadro H2020 (Grant Agreement Nr 649727) e che vede il coinvolgimento e la partecipazione dei maggiori stakeholder europei legati a questa tematica. Dal workshop di ieri, incentrato in particolare sulle risposte e non risposte della finanza al tema, ho potuto constatare come effettivamente l’intera Europa guardi con attenzione e interesse questi parallelepipedi energivori in cui risiede, solo in Italia, il 70% della popolazione. E il motivo, da quanto ci dicono i dati, è semplice: a loro è associato il 30% dei consumi energetici e sono sempre loro la causa del 12% dell’inquinamento atmosferico.

Ciò che ancor di più è risultato incoraggiante per una realtà come Harley&Dikkinson che da quando è nata cerca di portare valore aggiunto al sistema real estate e soprattutto ai suoi flussi finanziari, è appurare quanto il condominio stia assumendo oggi un valore strategico per il mondo finanziario anche di Bruxelles, come ci è stato riportato dall’European Mortgage Federation presente all’incontro.

In Europa si contano oltre 8.000 banche sottostanti alle stringenti disposizioni di Basilea 4, che, con le ultime revisioni impone restrizioni ancora più rigorose sul capitale gestito. In questo contesto è rincuorante sentire che l’investimento green, proprio perché visto come antidoto al possibile default dei debitori, facendo scaturire quello che potremmo chiamare l’effetto leva del risparmio energetico, può effettivamente attenuare le richieste ferree della normativa. Ma tutto il mondo è paese…e questo detto è vero anche per il mondo finanziario dove sappiamo che una qualsiasi innovazione deve prima “standardizzarsi” e “certificarsi” per poter essere quindi implementata. La questione immobiliare non esula da ciò e, proprio a garanzia della generazione di green bunds, si comincia a parlare di Building Energy Passport, ovvero di un documento da associare a ciascun condominio che ne descrive le condizioni più o meno virtuose e attraverso il quale scongiurare i no performing loan di eventuali mutuatari acquirenti. Se a ciò aggiungiamo che il valore di un edificio sarà sempre più connesso a benefici intangibili, legati non solo alle spese energetiche, ma anche alla salute e al potenziale manutentivo a cui dovrà sottostare durante il suo ciclo di vita, ci aspettiamo che anche il sistema finanziario risentirà di questa nuova scala di merito. È già stato così per i primi 15 progetti realizzati in Romania con il Green Mortgages, dove l’investimento nell’efficientamento energetico ha garantito una diminuzione del 32% dei casi di default dei mutui e un aumento dell’8% del valore associato all’asset.

A fronte di tutto ciò ben capiamo perché il Cresme arrivi a sostenere quanto segue: “Fino al 2014 si pensava che stesse finendo il sesto ciclo edilizio e fossimo in procinto di iniziare il settimo. Si è capito ben presto però che anche per il mercato immobiliare – e aggiungerei associato a quello finanziario – non si sta vivendo un’epoca di cambiamento bensì un vero e proprio cambiamento d’epoca.”



Fonte: https://greenhubblog.com/2016/12/15/riqualificazione-energetica-anche-in-europa-e-priorita-finanziaria/

NATO: il suo versante ad est è più prezioso di quello a sud


Il rafforzato impegno della NATO in Europa Centrale e dell’Est ha un valore diplomatico e simbolico. Tuttavia c’è il rischio che il “fianco sud” dell’Alleanza da dove emana la minaccia dei gruppi estremisti riceva troppe poche attenzioni.

Ogni tanto, quasi ciclicamente, in Italia si riapre un discorso oserei dire sciocco sullo status di membro del nostro paese nella NATO. Notizie e fatti già noti vengono ripescati, rimescolati e confezionati ad hoc per qualche attimo di notorietà in più. Detesto sinceramente, ma anche educatamente, coloro che buttano la parola “guerra” qua e là, nei titoli, per attivare le masse in un rincorrersi di parole al vento. Detto questo cerchiamo insieme di rimettere ordine nelle valanghe di notizie tipo “l’Italia va in guerra/non è la mia guerra/ ci portano in guerra” e di capire cosa succede. In particolare, di riflettere sulla circostanza che la NATO destini troppe poche attenzioni alla minaccia che emana da gruppi estremisti nel suo versante sud.

Per chi se la fosse persa, vi ricordo che nel giugno di quest’anno la NATO ha condotto: Anaconda-16, la più vasta esercitazione NATO che si è svolta in Polonia dalla fine della Guerra fredda. Non mi pare che questa circostanza abbia turbato i benpensanti nostrani.

Il summit NATO a Varsavia 8-9 luglio 2016

La scelta della città non è stata, evidentemente, casuale nelle menti dei leader dell’Alleanza: il paese dove la percezione della minaccia dell’aggressione russa è particolarmente acuta. A Varsavia dunque è stato deciso di rimpolpare la presenza della NATO nell’Europa Centrale e dell’Est, decisione che sia la Polonia che i suoi partner regionali chiedevano fosse attuata dall’Alleanza  da quando la Russia si è annessa la Crimea nel 2014 ed ha iniziato la sua incursione in Ucraina. 4 battaglioni composti dalle truppe degli Stati membri della NATO, incluso: Inghilterra, Germania, Canada, Italia e Stati Uniti si dispiegheranno (a rotazione) in Polonia e nei tre Stati Baltici: Estonia, Lituania e Lettonia che vi ricordo sono Stati membri della NATO.

Questi dispiegamenti non saranno permanenti e realisticamente non saranno abbastanza per trattenere una invasione su vasta scala della Russia.

L’impegno della NATO in questa parte dell’Europa è importante diplomaticamente e simbolicamente.

Crea quello che io chiamo “filo d’inciampo” per gli Stati Uniti e il coinvolgimento dell’Europa occidentale nell’eventualità di un’invasione russa: le truppe russe che invaderebbero la regione dovrebbero ingaggiare truppe americane e di altre potenze militari, che in teoria li porterebbe immediatamente in guerra. Circostanza assai rischiosa anche da un punto di vista economico per Putin.

Precedentemente l’art.5 della NATO sulla difesa collettiva era generalmente visto come una garanzia sufficiente. Ed è qui che le visioni differiscono: è importante avere i piedi sul terreno per garantire la sicurezza della regione o basta mostrare i muscoli con esercitazioni come Anaconda ’16? Sebbene nel contesto dell’incontro di Varsavia i 28 Stati membri della NATO hanno raggiunto un livello di accordo e di mutua soddisfazione quasi sorprendente, mi chiedo: “un approccio così unito, nel lungo termine si potrà mantenere?” Credo che sia parecchio difficile.

La NATO sta anche incrementando la sua presenza militare in Romania, con una brigata multinazionale che staziona nel paese.

La Romania è sempre stata, storicamente, scettica nei confronti della Russia; Bucarest ha una delle forze armate più capaci nella regione al di fuori della Polonia. La Romania, dal canto suo voleva più che una brigata multinazionale, ma l’aspettativa è che il paese vedrà un incremento delle attività militari della NATO, o almeno degli Stati Uniti, nei prossimi anni.

NATO: il versante est vince sul versante sud

La decisione della NATO di accrescere la presenza  nel suo versante est è stata vista da molti, soprattutto dal vice ministro della difesa polacco, come un nuovo elemento del concetto di difesa collettivo, aggiungendo che la “presenza in avanti” è il secondo pilastro della deterrenza.

Come non comprendere le istanze della Polonia e dei Stati baltici; la Russia non si è mai dimenticata di far notare la sua presenza facendo alzare in volo i suoi aerei militari lungo la frontiera con i paesi NATO, o le rapide esercitazioni. Queste mosse di Mosca sono viste e percepite dagli Stati baltici come dimostrazioni, sì di forza militare, ma contenenti in sé il rischio di poter subito intensificarsi.

Lo “spazio Suwalki

L’attenzione, recentemente, si è focalizzata sul cosiddetto  spazio Suwalki la frontiera di circa 97km tra la Lituania e la Polonia schiacciata tra Kaliningrad e l’alleato russo: la Bielorussia. Se la Russia agguantasse lo spazio, isolerebbe gli Stati baltici dal resto della NATO.

Tuttavia altri Stati membri della NATO non condividono la percezione del rischio russo degli Stati baltici e della Polonia.

Il presidente francese Hollande, ha dichiarato che la NATO non ha nessun ruolo per stabilire quali debbano essere le relazioni con la Russia, rimarcando che per la Francia, la Russia non è né un avversario né una minaccia.

Spostandoci un po’ più a sud, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria sono più immediatamente preoccupate per i flussi migratori e l’instabilità dei Balcani, anche se nel quadro della NATO capiscono la prospettiva della Polonia e degli Stati baltici.

L’unità della NATO reggerà?

La domanda che vi ponevo all’inzio. Tre sono le riflessioni che voglio proporvi. L’approccio della NATO a quel serbatoio di benzina che è i Balcani, la minaccia di gruppi estremisti, vale a dire il terrorismo internazionale e il ruolo della Turchia.

La NATO non rotola a sud:

1. i Balcani

L’approccio della NATO nel potenziale serbatoio di benzina dei Balcani è stato esitante e divisivo. La Grecia ha continuato a bloccare la membership della Repubblica di Macedonia a lungo rinviata. La Russia ha tratto vantaggio dalle proteste anti-NATO nel Montenegro che dovrebbe unirsi all’Alleanza, per richiamare i Balcani ad essere “militarmente neutrali”. Nello stesso tempo Mosca fornisce assetti militari, sostegno in situazioni di emergenza e addestramento per le forze speciali di polizia in Stati dei Balcani: Bosnia e Serbia.

2. Il terrorismo internazionale

Sulla questione del terrorismo internazionale, in particolare “lo Stato islamico”, nella dichiarazione di Varsavia, troviamo tante bellissime parole, ma sostanza poca. Si dice che il gruppo estremista transnazionale è stato degradato, molti accoliti uccisi, molti seguaci si sono allontanati. Molti. Veramente? Allora tutto bene, che bello! In Iraq, si invitano le autorità locali a darsi da fare per migliorare le forze armate e la sicurezza, e già, dopo che nessuno si è preso la briga non solo di pianificare, ma di eseguire la “exit strategy”, adesso rispettiamo la sovranità dello Stato iracheno. Sulla Siria, una chicca: “l’efficace battaglia contro lo “Stato islamico” sarà possibile solo con un governo legittimo in carica”. Questa affermazione forse tralascia la circostanza che per ora Assad è il presidente della Siria, che gli Stati Uniti hanno per anni finanziato gruppi di ribelli contro Assad per poi accorgersi che la situazione gli era sfuggita di mano. Gli Stati Uniti, membri della NATO, si ricordano che giocano sul doppio livello in Siria, da un lato paladini della sicurezza e della pace internazionale e dall’altro potenza dominante contro la Russia, finanziatori con denaro e armi di gruppi estremisti?

Si legge, inoltre, nel documento NATO di Varsavia che nello sforzo di proiettare stabilità, si è consapevoli che c’è la necessità di affrontare le condizioni che portano alla diffusione del terrorismo internazionale. Beh mi sembra troppo poco; seppur un passo avanti è stato fatto perché si ravvisa la necessità che ci sia bisogno di affrontare le cause del terrorismo internazionale e non le conseguenze, non è abbastanza senza una strategia focalizzata sulle radici dei gruppi estremisti e di lungo termine.

Leggete anche voi uno dei pezzi della dichiarazione di Varsavia che riguarda lo “Stato islamico”.

NATO

3. La Turchia e il gioco delle tre carte

La Turchia cerca attivamente ora più che mai un riavvicinamento con Mosca, visto il raffreddamento delle relazioni con Washington dal “tentato golpe”.

La Turchia potrebbe fare il doppio gioco, difficile predire quale sia la sua vera strategia. Potrebbe prendere parte alle misure di “rassicurazione” della NATO nella regione del Mar Nero mentre, allo stesso tempo, migliorare le relazioni con la Russia e riposizionarsi vis-a-vis con gli Stati Uniti.

Non dimentichiamo che gli strumenti utilizzati dalla Russia come la corruzione, lo spionaggio, la sovversione, la propaganda e le campagne di disinformazione, non sono necessariamente ben contrastate da soldati.

Teniamo anche bene a mente che l’Italia è il versante sud della NATO.

L'articolo NATO: il suo versante ad est è più prezioso di quello a sud sembra essere il primo su Il blog di Barbara Faccenda.



Fonte: http://www.barbarafaccenda.it/nato-il-suo-versante-ad-est-e-piu-prezioso-di-quello-a-sud/

Che squallore Obama! Ora capite che uomo è (E perché Trump fa tanta paura)

Eh sì, ora potete verificare di persona che tipo di persona sia Barack Obama. E soprattutto potete rendervi conto di quanto importante e destabilizzante sia stata la vittoria di Trump, che ha posto fine a un lunghissimo periodo di potere esercitato da un gruppo élitario – neoconservatore ma non solo – che, ha dominato Washington, rovinando sia gli Usa sia il mondo.

Circa tre settimane fa in un’intervista al blog di Beppe Grillo affermavo che l’establishment di Obama, che riva le sue radici strategiche e ideologiche nell’amministrazione Bush, avrebbe fatto di tutto per mettere in difficoltà o addirittura impedire l’elezione di Trump.
YouTube Direktintervista Foa blog beppe grillo

Avete visto cos’è successo negli Stati Uniti: manifestazioni di piazza, riconteggio dei voti in alcuni Stati, pressioni senza precedenti sui Grandi Elettori affinché rinnegassero il voto popolare. Tutto inutile, per fortuna. Per fermare Trump restano solo due modi: un colpo di stato parlamentare o l’eliminazione fisica. Entrambi non ipotizzabili, al momento.

La reazione scomposta di Obama in questi giorni, però, non rivela solo la stizza di un presidente uscente e la scarsa caratura di un uomo ampiamente sopravvalutato, evidenzia soprattutto la frustrazione di un clan che vede svanire il perseguimento dei propri obiettivi strategici. Infatti:
gli Usa hanno perso la guerra in Siria, combattuta la fianco dei peggiori gruppi fondamentalisti.
Nessun rappresentante dell’establishment uscente è stato eletto nei posti chiave dell’Amministrazione Trump.
La globalizzazione e il continuo smantellamento delle sovranità nazionali non sono più garantite, anzi rischiano di essere fermate da Trump che crede nei valori e negli interessi nazionali.
L’obiettivo di conquistare il controllo dell’Eurasia, facendo cadere Putin, sostituendolo con un presidente filomaericano, è fallito; Putin oggi è più forte che mai.
Persino Israele, che si è subito allineata a Trump, è diventata ostile. Il via libera alla Risoluzione Onu rappresenta un’inversione a “U” clamorosa e dai chiari intenti punitivi.

90-2-300x163Le ultime decisioni dell’Amministrazione Obama segnalano il tentativo di far deragliare il nuovo corso di Trump o perlomeno di metterlo in fortissima difficoltà sia con Israele, sia, soprattutto, con la Russia. La speranza segreta della Casa Bianca era che Putin potesse cedere a una reazione impulsiva, tale da mettere davvero in imbarazzo Trump. E invece il presidente russo ha tenuto i nervi a posto. Anzi ha dato a Obama l’ennesima lezione di stile, rifiutandosi di espellere a propria volta 35 diplomatici americani. Le nuove sanzioni e l’espulsione di 35 diplomatici russi sono comunque un colpo basso, tale da provocare tensioni con il Congresso, ma non così gravi da far desistere Trump dall’avviare un nuovo corso con Putin.

Quanto alle accuse di ingerenze russe nel voto americano sono risibili, pretestuose, come spiego nella breve intervista al blog di Beppe Grillo (trovate qui anche la trascrizione).

Quel che conta, alla fine di un incredibile 2016, è la sostanza. Ovvero: il clan che ha governato l’America per almeno 16 anni lascia per la prima volta il potere. E chi si è opposto, dentro e fuori gli Usa, a politiche egemoniche autenticamente neoimperiali trova motivi di speranza.

Ed è un’ottima notizia per il mondo.

Auguri a tutti.

Di: Marcello Foa

Seguimi anche su Twitter @MarcelloFoa e sulla mia pagina Facebook




Fonte: https://ununiverso.it/2016/12/31/che-squallore-obama-ora-capite-che-uomo-e-e-perche-trump-fa-tanta-paura/

Newsletter n.497 – 14 dicembre 2016

 740x360_old_town_square

Renzi dopo il diluvio

Per evitare il diluvio bastava che Renzi disinnescasse i più macroscopici attacchi all’elementare buon senso democratico: aprire a una modifica della legge elettorale secondo le indicazioni della Corte Costituzionale. Non lo ha fatto per dimostrare che non c’era alternativa a lui stesso. Che questa linea e metodo siano oggi del segretario del Pd è impressionante: si tratta di un preludio a un Partito del Presidente
Rossana Rossanda

 

Dal no al referendum alla politica dal basso

Il No del 4 dicembre è anche una richiesta chiarissima di un rapido e netto cambiamento. Che può avvenire solo se la sorprendente partecipazione al voto si espande in un protagonismo sociale, diffuso e organizzato

Grazia Naletto

 

Referendum e movimenti sociali in Italia e in Europa

Le mobilitazioni dal basso possono trasformare le campagne per i referendum e i loro esiti. Un’analisi tratta dall’introduzione al libro di Donatella della Porta, Francis O’Connor, Martin Portos, Anna Subirats “Referendums from Below” in prossima uscita

Donatella della Porta

 

Dopo il referendum da dove ripartire

Se il No al referendum, anche per convergenze strumentali, ha messo in sicurezza la Costituzione formale, è stato anche una bocciatura dell’intera classe dirigente politica

Giuseppe Amari

Monte dei Paschi e le altre

È assai probabile che si arrivi a un provvedimento di intervento pubblico nel capitale non solo nel Monte dei Paschi, ma anche delle altre banche in difficoltà. Si ipotizza così uno stanziamento di 15 miliardi di euro

Vincenzo Comito
***
Speciale Controfinanziaria 2017

Una legge di Bilancio referendaria

La crisi istituzionale che deriva dai risultati del referendum è sfociata nella richiesta di un (ennesimo) voto di fiducia. Il modo peggiore per chiudere la parabola del Governo Renzi

Finanza, le proposte di Sbilanciamoci!

A giugno la Commissione europea ha stimato che l’introduzione di una vera e propria Tassa sulle transazioni finanziarie potrebbe fruttare all’Italia 16,3 miliardi di euro l’anno

Politica industriale, da dove ripartire

Un piano di investimenti di 500 milioni di euro destinati allo sviluppo di tecnologie “verdi” e dei servizi legati alla salute e al welfare pubblico. Le proposte della Controfinanziaria di Sbilanciamoci!

Cultura, quella sconosciuta

Il settore culturale potrebbe essere un vettore di forte rilancio per il nostro paese ma il bilancio del Mibact anche nel 2017 rimarrà assolutamente inadeguato. Otto proposte da cui si potrebbe ripartire

Articolo di

L'articolo Newsletter n.497 – 14 dicembre 2016 sembra essere il primo su Sbilanciamoci.info.



Fonte: http://sbilanciamoci.info/newsletter-n-497-14-dicembre-2016/

Educare alle differenze: l’impegno degli Enti Locali

 

slidescosse_ed3L’impegno degli Enti Locali per Educare alle differenze, dentro e fuori la scuola

In un’Italia dove una ragazzina violentata ripetutamente da un branco di maschi adulti viene ritenuta responsabile dell’accaduto, dove un giovane nigeriano viene ucciso brutalmente in strada perché nero, dove una 22enne viene bruciata per aver scelto di chiudere una relazione senza più amore, dove un gruppo di ragazze filma divertito lo stupro di un’amica in una discoteca, dove una Regione apre un fantomatico telefono anti-gender, dove un ex ministro dichiara che l’Aids lo prendono solo i gay,

Noi sottoscritti, donne e uomini che amministrano città e territori,

condividendo gli intenti e le proposte del network di Educare alle Differenze – oltre 250 associazioni no profit, organizzazioni dell’ambito sociale, équipe di formazione, associazioni di genitori, centri antiviolenza, case delle donne, gruppi informali di insegnanti, spazi sociali, reti del settore artistico e culturale – fondiamo il nostro operato politico e istituzionale sull’idea che nulla come la scuola e l’agire educativo abbia la capacità e il dovere di lavorare per trasformare i rapporti di potere e violenza, colmare i deficit di democrazia e di rappresentatività da parte di chi viene additato come diverso e sostenere le nuove generazioni nel loro percorso di crescita, che innanzitutto è crescita in uguaglianza, libertà, autonomia e rispetto per l’altra/o.

Per fare questo, insegnanti, dirigenti scolastici, operatrici e operatori esterni, hanno bisogno di un forte e convinto supporto in termini di politiche, risorse e investimenti. Tanto più che ad oggi l’Italia continua a rimanere uno dei pochi Paesi europei a non avere una legislazione sull’educazione sentimentale e sessuale nelle scuole.

Le norme e le direttive internazionali non mancano, dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, (Convenzione di Istanbul del 2011, ratificata dal nostro Parlamento con Legge 77/2013) allo “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa” del 2010 promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, fino alla Raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

Per iniziare a colmare la pesante arretratezza del nostro Paese, prendiamo l’impegno di sostenere concretamente e valorizzare i saperi e le competenze che le scuole, le università, le associazioni e le/gli insegnanti hanno sviluppato nel corso degli anni su questi temi e di predisporre politiche e piani d’azione affinché vengano realizzati e diffusi progetti educativi appropriati per contrastare gli stereotipi di ogni tipo e prevenire le violenze legate al genere, all’orientamento sessuale e/o all’identità di genere. Queste azioni oggi sono anche la nostra risposta ai numerosi episodi di ostilità e, in alcuni di casi, di vera e propria diffamazione, che si sono moltiplicati negli ultimi anni contro tutti quei soggetti singoli e collettivi che sviluppano progetti per la valorizzazione delle differenze, la promozione dei valori della cittadinanza plurale, l’educazione sentimentale, la prevenzione delle violenze legate al genere, all’identità di genere e all’orientamento sessuale e il contrasto a ogni forma di discriminazione.

A fronte di questa campagna di screditamento verso il pluralismo democratico, che si traduce anche in un attacco alla scuola pubblica, all’autonomia e all’autorevolezza delle/degli insegnanti e all’idea stessa che la scuola pubblica sia lo spazio in cui promuovere la cultura dell’uguaglianza, della pluralità e del rispetto reciproco, ci impegniamo:

1) a prevedere lo stanziamento di risorse al momento della redazione dei bilanci preventivi 2017:

a) per la promozione di progetti rivolti alle famiglie, per aiutare l’emergere di una consapevolezza delle problematiche attuali e del peso che esercitano i modelli culturali, mediatici e commerciali nella formazione delle identità di bambine/i e ragazze/i;

b) per l’attivazione, all’interno delle scuole di competenza comunale, di corsi di aggiornamento professionali rivolti a educatrici/educatori e insegnanti di asili nido e scuole dell’infanzia, per promuovere l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa, sia sotto il profilo teorico sia sotto il profilo operativo e didattico, per fornire strumenti e conoscenze in merito alla costruzione delle identità di genere e alla prevenzione delle discriminazioni culturali;

c) per l’apertura di ludoteche, spazi di gioco e attività di lettura liberi da stereotipi e da rappresentazioni che favoriscono la formazione di ruoli subalterni e logiche discriminanti.

2) a elaborare e sviluppare, tramite gli assessorati competenti, progettualità in collaborazione con la rete di Educare alle Differenze, da attivare in questo e nel prossimo anno, per supplire alle carenze formative strutturali del sistema scolastico in merito all’educazione sentimentale e alla valorizzazione delle differenze.

3) a promuovere, nel corso del prossimo anno, con tutti gli Enti Locali che hanno sottoscritto questa lettera di intenti, un appuntamento di studio e approfondimento, al fine di contribuire alla diffusione di buone pratiche sull’educazione alle differenze nelle scuole di ogni ordine e grado.

4) a proporre e sottoscrivere dei protocolli d’intesa con gli Atenei delle nostre città per la elaborazione di progettazione e realizzazione di monitoraggio, ricerche e indagini qualitative e quantitative sull’educazione alle differenze e sulla prevenzione di omofobia, transfobia, violenza contro le donne e discriminazioni razziali.

5) a sollecitare il Parlamento ad approvare una normativa che introduca l’educazione alle differenze e all’affettività nelle scuole di ogni ordine e grado.

Sin da ora ci dichiariamo disponibili a partecipare, riportare e mettere a verifica lo stato di attuazione dei suddetti impegni nella prossima edizione di Educare alle Differenze, a Roma il 23 e 24 settembre 2017.

Per adesioni scrivere a scuoladifferente2014@gmail.com

ASSOCIAZIONI PROMOTRICI

Il network di Educare alle differenze, con trecento associazioni in tutto il territorio nazionale

PRIME ADESIONI

Silvia Maria Amedei, Assessora all’Urbanistica, cultura e promozione dell’uguaglianza sociale del Comune di Capannori

Francesco Auletta, Consigliere del Comune di Pisa

Marta Bonafoni, Consigliera della Regione Lazio

Marco Giusta, Assessore alle Politiche delle Pari Opportunità della Città di Torino

Nicoletta Paci, Vicesindaca e Assessora Scuola e Servizi Educativi, Patrimonio, Associazionismo e Partecipazione, Pari Opportunità del Comune di Parma

Federica Patti, Assessora all’Istruzione e all’Edilizia Scolastica della Città di Torino

Susanna Zaccaria, Assessora alle Pari opportunità e differenze di genere – Comune di Bologna

Cinzia Guido- Assessora alle Politiche e ai Beni Culturali,al Turismo, agli Spazi Pubblici e al Patrimonio- Roma, Municipio I

Visita la sezione dedicata ad Educare alle diferenze

The post Educare alle differenze: l’impegno degli Enti Locali appeared first on Scosse.



Fonte: http://www.scosse.org/limpegno-degli-enti-locali-per-educare-alle-differenze-fuori-scuola/

CONTEST

Il contrasto alla corruzione necessita del coinvolgimento e dell’impegno di ogni cittadino.

Per questo l’attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica risulta essere un elemento chiave nella nostra mission.
A questo scopo organizziamo incontri, riflessioni, dibattiti sul tema della corruzione per promuovere l’adozione di standard internazionali e misure legislative adeguate.
Portiamo avanti campagne di sensibilizzazione rivolte a tutti i cittadini, e ai giovani in modo particolare, per far crescere la conoscenza e l’attenzione sul problema della corruzione e sulle sue conseguenze sulla nostra vita di tutti i giorni.
Un ruolo sempre più importante, oltre a i media tradizionali, è assunto dal web e dai social network per diffondere le nostre iniziative, proposte e opinioni e aderire alle campagne nazionali ed internazionali.

Video contest: Immagina un mondo senza corruzione!

La corruzione sfortunatamente vive in ogni angolo del mondo e immaginarne uno senza è quasi fantascienza. Con questo concorso, ideato insieme ai capitoli di Transparency International Ungheria e Slovenia, vorremmo ricevere una storia che porti con sé un messaggio positivo, incentrato sull’importanza della lotta alla corruzione e sulle modalità con le quali perseguirla. Se frequenti le scuole superiori e la tua passione è girare video, questa potrebbe essere un’ottima opportunità. Inviaci la tua storia, le migliori saranno selezionate e avranno l’opportunità di esser messe in scena con la collaborazione di esperti nel settore video. Scopri come partecipare!

Vai al concorso


Video contest: La rete amica nel mare della legalità

Il concorso La rete amica nel mare della legalità promosso dalla Camera di Commercio di Cosenza e Transparency International Italia, con la collaborazione di Legambiente Calabria e l’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria – ATP di Cosenza, ha come obiettivo finale la realizzazione di cortometraggi da parte delle scuole della provincia di Cosenza. Gli studenti sono invitati a realizzare un breve video-narrazione in cui sono essi stessi i protagonisti: la storia potrà trarre ispirazione da un caso di corruzione realmente accaduto, oppure frutto
della fantasia degli studenti, purché attinente al tema della corruzione o illegalità ambientale. L’aspetto fondamentale è che il cortometraggio serva a trasmettere il messaggio di quanto la corruzione sia dannosa e impatta negativamente le vite di tutti, anche di chi pensa di esserne estraneo, ed in particolare sul territorio e sulla comunità di appartenenza.

Vai al concorso


Video contest: Corti non corrotti

Scopri i vincitori! 

La corruzione ha molte facce e spesso poco conosciute. Per questo c’è sempre bisogno di alzare l’allerta sui rischi e le conseguenze di questo fenomeno, in particolare per il mondo delle imprese. Se ti piace scrivere storie, usare una telecamera o disegnare racconti da animare, e vuoi mettere il tuo talento al servizio di un problema importante come la corruzione, allora questo è il tuo concorso. Scopri come partecipare: i vincitori riceveranno un premio in denaro per la realizzazione del proprio cortometraggio!

Vai al concorso


Campagna Svegliati!

Svegliati! è la versione italiana della campagna mondiale di Transparency International Time to wake up! una campagna di sensibilizzazione per far aprire gli occhi a tutte le persone sulla corruzione e i danni che provoca. La campagna è anche un invito a fare qualcosa, individualmente e collettivamente, a partire dai comportamenti più piccoli e quotidiani. Attraverso tante iniziative ha raggiunto milioni di persone in ogni Paese: dalla Mongolia al Kenya fino all’Ungheria, Argentina, Portogallo, per citarne solo alcuni. L’intento è coinvolgere i cittadini in attività creative e divertenti, creando allo stesso tempo spazi di discussione più approfondita.


Concorso fotografico: Metti a fuoco la corruzione

Tra le iniziative avviate nel corso della campagna di sensibilizzazione Svegliati!, il concorso fotografico Metti a fuoco la corruzione ha visto la partecipazione di tantissime persone da tutta Italia, e soprattutto di tanti giovani, che hanno deciso di guardare in faccia la corruzione, immortalandone gli effetti. Attraverso il concorso abbiamo voluto dare spazio all’insoddisfazione dei cittadini nei confronti di un sistema contaminato, cercando di convertire il sentimento di sfiducia dilagante in un comportamento attivo utile a far aumentare la consapevolezza della gravità del problema, primo passo per risolverlo.

Vai alla pagina



Fonte: https://www.transparency.it/contest/

Breve storia dei BOT e del perché il 2017 sarà l’anno delle interfacce naturali

Nel post precedente ho sostenuto che il software, cuore di tutti gli oggetti che ci accompagnano quotidianamente nei compiti più disparati, sta vivendo un momento d’oro di trasformazione grazie alle nuove tecniche di Intelligenza Artificiale. In particolare quelle del Machine Learning e del Deep Learning non solo renderanno il software più utile, e di conseguenza più “smart” gli oggetti che lo incorporano, ma incideranno profondamente sul nostro modo di relazionarci con essi.

Il fenomeno più interessante da questo punto di vista è quello dei BOT (da robot) ossia software, detti “agenti”, che agiscono per conto di un essere umano, facendone le veci ed emulandone, più o meno bene, il comportamento che ci si aspetterebbe. Fino a poco tempo fa questi software erano esclusivamente basati su regole predefinite, per cui la loro applicazione è risultata essere abbastanza limitata. In pratica le domande dell’utente e le risposte del software erano rigorosamente previste dal programmatore.

Oggi con il miglioramento delle tecniche di intelligenza artificiale, supportate da più imponenti risorse hardware di calcolo, è possibile programmare i BOT affinché compiano operazioni più complesse, imparando anche dal comportamento quotidiano dell’utente.

A tal proposito si parla di “Transational BOT”, di “Conversational BOT” o “Chat Bot”, cioè in grado di sostenere una conversazione con un umano, al fine di aiutarlo a risolvere un problema o a concludere un acquisto.

bot

credits pixabay.com

Storia dei BOT

Alcuni fanno risalire il primo esempio di BOT al 1966 quando l’informatico Joseph Weizenbaum creò Eliza, in grado di rispondere, però, solo a semplici domande. Il momento di svolta arrivò nel 1971 con Parry, di Dan Jurafsky, che riuscì a superare il test di Turing ossia ad ingannare gli psichiatri che non riuscirono a distinguerlo da pazienti psicotici in carne ed ossa.
Il primo BOT ad essere utilizzato in prodotti commerciali di ampia diffusione fu SmarterChild, che nel 2001 venne incorporato in AOL Messenger e in MSN Messenger. Nato come un gioco di avventura testuale, divenne presto un “amico” in grado di rispondere a domande sul tempo, sull’andamento delle azioni, sugli orari dei cinema e così via. Complessivamente venne usato da oltre 30 milioni di utenti.
Il 2006 fu l’anno di Watson, che sarebbe riduttivo considerare un BOT in quanto vero e proprio sistema complesso di intelligenza artificiale basato su tecniche di Machine Learning e di Natural Language Processing. In pratica un sistema in grado di comprendere domande a dominio aperto, cioè nei campi più disparati, poste in linguaggio naturale e di rispondere correttamente. Nel febbraio 2011, Watson riuscì a battere i concorrenti del popolare quiz televisivo Jeopardy!, in tre diverse puntate.

I BOT di oggi e di domani

Oggi l’uso dei BOT viene sperimentato in diverse situazioni, sia in ambito business to business, che business to consumer. In particolare lo sviluppo più interessante è come agente in grado di assistere il consumatore in tutte le fasi della vendita.
North Face ha sperimentato l’uso di un assistente personale in una sezione del suo sito web aziendale. Andando all’indirizzo XPS potete vederlo in azione. Il software, attraverso una sequenza di domande, vi aiuterà a scegliere la giacca più adatta alle vostre esigenze, comprendendo le vostre risposte date in linguaggio naturale.

Piattaforme come Slack, per la collaborazione aziendale, e Telegram, per la messaggistica istantanea, sono state tra le prime a proporre un uso massiccio di questa tecnologia, aperto agli sviluppatori di terze parti. Qui i BOT vengono usati per automatizzare certi servizi, in modo da determinare un risparmio di tempo uomo oppure recapitare informazioni in modalità push.

Ma i BOT prenderanno piede e si moltiplicheranno quando diventerà più semplice la loro creazione. E infatti in questa direzione stanno andando tutti i grandi player tecnologici. Quest’anno Mark Zuckerberg ha reso disponibile una tecnologia, chiamata Wit.ai, che facilita lo sviluppo di agenti software conversazionali, in grado di comprendere il linguaggio naturale e interagire con gli utenti di Facebook Messenger (ormai oltre 1 miliardo). C’è da dire che WeChat in Cina già offre da tempo servizi di questo tipo.

CNN è stata la prima a creare un bot per inviare notizie sotto forma di messaggi istantanei su Messeger. Il destinatario, scelta la notizia d’interesse, se non ha tempo di leggerla, potrà chiedere un riassunto della stessa o fare altre domande per approfondire.
Aziende come 1-800-Flowers o KLM usano i bot di Facebook per automatizzare e snellire il processo di acquisto. Usando la chat è possibile ordinare un prodotto, scegliere il destinatario della consegna, pagare e seguire anche il tracciamento della spedizione. Tutto senza dover parlare con una persona.

Amazon sta facendo leva su Echo, il suo device casalingo, che usa la tecnologia vocale Alexa, per velocizzare gli acquisti sul suo store. In pratica le persone possono dialogare con Echo per trovare prodotti, compare prezzi e concludere l’acquisto. Allo stesso tempo gli sviluppatori possono attingere ai servizi di Alexa usando una serie di funzioni, detti “Alexa Skills”.

Similmente, Google ha reso disponibile “Actions on Google”, un set di funzioni che permettono alle aziende di integrare i propri servizi nelle piattaforme in cui è presente Google Assistant (al momento nel device casalingo Google Home, nel sistema operativo Android e nell’instant messenger Allo).

Il 2017 potrebbe essere l’anno che segnerà una diffusione massiccia dei BOT e delle cosiddette “interfacce naturali”, che dovrebbero semplificarci l’esistenza, soprattutto facendoci risparmiare tempo, la vera risorsa scarsa di questi anni. Ciò accadrà se le tecniche di Intelligenza Artificiale miglioreranno, rendendo sempre più naturale il dialogo con un software. Resta da capire se si affermerà una piattaforma di distribuzione prevalente oppure se avremo a che fare con più attori.

L'articolo Breve storia dei BOT e del perché il 2017 sarà l’anno delle interfacce naturali sembra essere il primo su Che Futuro!.



Fonte: http://www.chefuturo.it/2016/12/bot-chatbot-ia/

Natale sostenibile in 10 mosse: il dec-albero del WWF

A Natale sprechiamo in media 400 mila tonnellate di cibo, sale vertiginosamente il consumo di carne rossa e, soprattutto Capodanno, è il regno dell’usa e getta. Eppure, trascorrere le feste natalizie in modo sostenibile (e felice!) è possibile. Come? Seguendo, ad esempio, le proposte della nostra campagna “A Natale non mangiamoci il Pianeta!” .

 

Un invito lanciato anche dal WWF che, a pochi giorni dall’avvio delle festività, presenta il suo tradizionale “dec-albero” con dieci consigli pratici per ridurre l’impronta ecologica delle feste di fine anno, tradizionalmente quelle a più “alto consumo”, partendo dalla scelta delle luminarie al cenone della vigilia. 

 

GLI ADDOBBI

1. Albero “locale” o artificiale se ‘di riciclo’
2. Luminarie a basso consumo e addobbi fatti in casa

 

IL CENONE
3. Prodotti locali e di stagione, poca carne 
4. Niente foi gras, caviale, datteri di mare o aragoste
5. No a stoviglie usa e getta e ricordati di fare la differenziata 

 

LO SPIRITO NATALIZIO
6. No al “Natale sprecone”, il cibo non si butta, l’energia non si spreca, i regali solo se utili

 

I REGALI
7. No a specie esotiche o loro derivati, alimentano il commercio illegale
8. Apparecchi tecnologici ed elettrodomestici solo se a basso consumo di energia
9. Shopping rigorosamente a piedi, in bici o con mezzi pubblici e pacchetti incartati in modo sostenibile
10. I regali inutili sono in via d’estinzione, fai un regalo al Pianeta: sostieni il WWF e adotta una specie a rischio o regala un’iscrizione al WWF.

 95df12f0b083dc8ee05c82a3b7409ac3
 
L’ALBERO SOSTENIBILE - Partiamo dal ‘simbolo’ del Natale: per avere un albero sostenibile (e anche “diverso”), la cosa migliore è addobbare ciò che già abbiamo, le piante che sono in casa o sul terrazzo o gli alberi in giardino o acquistare qualche sempreverde come il ginepro, il corbezzolo, l’arancio o il limone. Una volta passate le feste, se non si ha lo spazio sufficiente per tenerle in terrazzo, si possono ripiantare facilmente. Qualora si desideri rispettare la tradizione scegliendo unabete vero, è importante acquistare  un albero coltivato da un produttore locale (così da avere tutti i vantaggi ambientali del consumo a km 0) secondo i principi dell’agricoltura biologica o in alternativa proveniente da una coltivazione che certifichi la gestione responsabile del bosco e della filiera del legno, scongiurando il rischio che il vostro acquisto possa contribuire alla distruzione di una foresta.

 

Ovviamente il vostro abete sarà in possesso di un apparato radicale sano e sarà quindi importante prevedere da subito la sua destinazione futura. Esistono infine una miriade di soluzioni alternative all’albero “vero”, adatte anche all’esterno, che non prevedono la plastica, e in particolare il PVC (materiali che hanno un elevato impatto ambientale legato loro ciclo produttivo) ma realizzati con materiali di riciclo o di recupero (legno, vetro, metallo, cartone…) e che hanno dalla loro l’originalità e la possibilità di riutilizzo. In questo ambito le soluzioni creative sono infinite!
 
 
LUMINARIE “SALVA-CLIMA” - Illuminare case e strade 24 ore al giorno comporta un inutile aumento dei consumi elettrici e delle emissioni di CO2. Meglio utilizzare lampadine e luminarie a led che consumano fino all’80% di energia in meno  delle vecchie luci a incandescenza, e accenderle solo in momenti particolari. Si risparmia anche in bolletta!

 tablecloths-67

CENONE ‘LEGGERO’, ALMENO PER LA “TERRA” - Per il cenone scegliamo ricette tradizionali a base di ingredienti locali e di stagione, ridurremo l’impatto di ciò che mangiamo e guadagneremo in gusto e freschezza dei prodotti. Mangiando prodotti delle nostre terre eviteremo inoltre di contribuire a promuovere prodotti esotici il cui viaggio fin sulle nostre tavole alimenta le già elevate emissioni di CO2. Fatte salve le tradizioni italiane, cerchiamo anche nei giorni di festa di ridurre i consumi di carne, soprattutto quella bovina, questo farà bene alla nostra salute e al clima del Pianeta (su www.oneplanetfood.info il gioco online per calcolare quanta CO2 e acqua consumiamo con le nostre abitudini alimentari).

 

Evitiamo inoltre prodotti come il patè de foi gras (che comporta enormi sofferenze agli animali), datteri di mare (la cui pesca è vietata ed è una specie protetta dalla CITES la cui raccolta provoca la distruzione di scogliere marine), aragoste (sull’orlo dell’estinzione e ‘cucinate’ con metodi crudeli). Ilcaviale è ricavato da diverse specie di storioni, molte delle quali sono già commercialmente estinte in molte aree del pianeta. Fondamentale scegliere caviale “certificato” o da acquacoltura e invitare il proprio rivenditore a fare lo stesso. Per scegliere il pesce sostenibile’ il WWF ha lanciato  il progetto Fish Forward: sul sito  tanti consigli utili per un acquisto consapevole di pesce e altri prodotti del mare con un’attenzione particolare a ridurre i nostri impatti negli oceani dei paesi in via di sviluppo.

 550613_happy_holidays_merry_christmas_new_year_2560x1600_
 
NO AL NATALE “SPRECONE” - vista l’abbondanza che caratterizza le feste natalizie, cerchiamo di ridurre al massimo gli sprechi di risorse (come energia, acqua, materie prime) in primis a tavola: stiamo attenti a conservare bene quello che abbiamo acquistato e a non buttare quello che avanza! Lo spreco alimentare rappresenta oggi non solo un’emergenza etica ed economica, ma anche ambientale. Il cibo che buttiamo, infatti, è uno anche spreco di risorse naturali preziose. Suoneplanetfood.info, nella sezione Ricette verdi, anche tante idee per riciclare gli avanzi e imparare ad utilizzare ogni parte degli ingredienti, cercando di limitare al minimo gli scarti: un atteggiamento vantaggioso e insieme responsabile per noi e per l’ambiente.

 
 
NIENTE REGALI DAL TRAFFICO ILLEGALE DI ANIMALI - Ogni volta che regaliamo indumenti, souvenir, animale da compagnia esotici o prodotti che potrebbero derivare dal commercio illegale abbiamo una grande responsabilità. Scialli di shahtoosh, articoli in tartaruga e carapaci di testuggine, pelli di grandi felini (leopardo o giaguaro), ossa di cetacei intarsiate, prodotti ricavati da zanne e pelle di elefante, alcuni coralli sono solo alcuni esempi di prodotti a rischio e mostrano come questo tipo di regali, oltre a minacciare molte specie in via di estinzione, rafforzi le reti criminali, mini la sicurezza nazionale, impoverisca le comunità locali e comporti rischi crescenti per la salute globale. Se regaliamo oggetti di carta o di legno cerchiamo di scegliere tra quelli certificati FSC che contribuiscono ad una gestione più sostenibile delle foreste del mondo. È ora di fermare il commercio illegale di Natura.

 

Fonte: WWF

 

 

L'articolo Natale sostenibile in 10 mosse: il dec-albero del WWF sembra essere il primo su Viaggio nell'Italia che... Cambia!.



Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/12/natale-sostenibile-10-mosse-dec-albero-wwf/