martedì 15 novembre 2016

Essere efficienti preservando cultura e territorio: il modello Casa Mediterranea

di Alessandro Isella

immagineRendere il proprio patrimonio edilizio più efficiente è ormai un obiettivo dichiarato su più fronti istituzionali, a partire dall’Unione Europea fino alle micro realtà locali; trovare delle soluzioni di efficientamento che si inseriscano in modo armonioso nel tessuto territoriale di riferimento è la nuova sfida lanciata da Andil (Associazione nazionale industriali laterizi) e da Confindustria Ceramica con il progetto Casa Mediterranea.

Casa Mediterranea è il nuovo modello abitativo sviluppato a partire dal presupposto che ogni territorio non debba per forza adattarsi a standard costruttivi e tecnologici prestabiliti, ma che, prima di tutto, debba far fronte alle proprie esigenze e sfruttare il proprio potenziale. Come ha sottolineato il presidente dell’Acer di Reggio Emilia Marco Corradi:“Pensare che, dall’Islanda alla Sicilia, possa esistere un unico riferimento su come realizzare edifici efficienti è un paradosso”.

Il ragionamento di Corradi intende evidenziare che non si possono applicare standard costruttivi a tutto il territorio europeo indistintamente: l’Unione Europea ha mostrato una tendenza ad adottare modelli costruttivi propri del centro-nord Europa (nZEB, Casa Clima, Passivhaus), nei quali gioca un ruolo primario l’isolamento per evitare dispersione di calore. Questi modelli non tengono conto delle caratteristiche e delle peculiarità dei territori mediterranei, che spesso hanno altre esigenze abitative ed energetiche: per questo motivo è nata “Casa mediterranea”, che ha l’ambizione di porsi come una sorta di “nZEB mediterraneo”.

Nei sette punti del Manifesto della Casa Mediterranea emerge come il nuovo standard costruttivo si adatti perfettamente al nostro Paese e alle altre nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, sia per i fattori tecnici e costruttivi considerati dal nuovo modello abitativo sia per i suoi effetti economici e socio-culturali.

Per quanto riguarda il primo aspetto, emerge come la tecnologia costruttiva basata sul laterizio e sulla ceramica, propria del modello Casa Mediterranea, permetta alle pareti opache verticali e orizzontali di avere un certo grado di traspirabilità e ventilazione, facendo in modo che l’edificio non subisca eccessivamente gli effetti estivi del clima mediterraneo, pur non rinunciando ad un buon livello di isolamento termico invernale. Inoltre, bisogna tenere conto che queste tecnologie, come d’altronde anche quelle utilizzate dagli standard nord-europei, garantiscono sicurezza anti-sismica e comfort abitativo, nonché facilità di riciclo e riuso dei materiali.

L’aspetto più innovativo dello standard mediterraneo è, tuttavia, quello legato all’impatto che il modello potrà avere sul tessuto economico, sociale e culturale dei territori su cui verrà applicato.

Dal punto di vista economico e sociale i vantaggi emergono chiaramente: le tecnologie utilizzate nella costruzione sono quelle prodotte dalle aziende locali specializzate, gli edifici sono costruiti da imprese locali che hanno maturato anni di esperienza sul territorio, l’innovazione di prodotto è garantita dall’industria italiana del settore.

Ma Casa Mediterranea vuole fare di più: vuole fare efficienza legandosi al territorio, coinvolgendo nel processo anche i cittadini, mantenendo standard estetici propri di un determinato luogo; vuole concepire l’abitare rifacendosi alle tradizioni architettoniche del passato, che già tenevano conto delle esigenze e dei bisogni del cittadino.

Casa Mediterranea può essere considerata un’eccellenza ricca di potenzialità per il patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale italiano, un veicolo per rilanciare l’economia, la tradizione e la cultura del nostro Paese nel mondo, attraverso, come dice il suo Manifesto, “l’appeal internazionale di un modello locale”.

 



Fonte: https://greenhubblog.com/2016/11/11/essere-efficienti-preservando-cultura-e-territorio-il-modello-casa-mediterranea/

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