Presso la Banca Mondiale e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) si parla di green bonds, ovvero di titoli obbligazionari emessi per finanziare progetti in campo ambientale e sociale, fin dal 2007, ma solo negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse da parte degli investitori per questa tipologia di obbligazione.
Diversi esperti sostengono che il 2016 potrebbe essere addirittura l’anno nel quale verrà superata la soglia dei 100 miliardi di dollari emessi in green bond. Le scelte delle istituzioni finanziarie e degli investitori istituzionali risultano infatti fondamentali nel contrastare il cambiamento climatico e l’intero settore finanziario può e deve assumere la guida per trainare l’attuale sistema economico verso un modello più sostenibile. Dice infatti Mark Lewis di Barclays che, viste le cifre, bisognerà porre “maggior attenzione sul come posizionarsi in un’economia a basse emissioni evitando il mal collocamento di capitali” e mettendo al centro delle strategie future di governance misure riconducibili allo sviluppo sostenibile, disinvestendo da un lato dai titoli più inquinanti, e allocando, dall’altro, risorse per le compagnie e nelle istituzioni in grado di contribuire alla transizione verso un’economia a bassa emissione. Ciò deve avvenire in concomitanza con la creazione di nuove regole e strumenti in grado di finanziare la low carbon economy.
La green finance, la mobilitazione degli investimenti privati, l’analisi relativa al finanziamento per uno sviluppo sostenibile a lungo termine, saranno certamente tra i temi presenti anche al tavolo delle negoziazioni che si terrà a Marrakech settimana prossima in occasione della Climate Change Conference.
Secondo Barbara Buchner, Executive Director del Climate Policy Initiative, sebbene ci siano stati sviluppi tangibili siamo ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi prestabiliti e da un sistema che non dipenda solo dagli investimenti pubblici – che sono limitati. Occorre invece “creare strumenti innovativi che riducano rischi e ostacoli per gli investitori privati”.
Tali soluzioni vanno perciò inserite all’interno di una strategia più ampia che ben si sposa con lo sviluppo della cosiddetta economia circolare, dove lo scopo è preservare e potenziare il capitale naturale, ottimizzando il rendimento delle risorse e migliorando l’efficienza del sistema attraverso tre caratteristiche principali:
1) il riciclaggio “a circuito chiuso” ovvero cercando di produrre impiegando dei materiali che possono essere riutilizzati continuamente in futuro: è l’esempio di Dell, che ha introdotto un tipo di plastica che non si deteriora nel tempo, permettendo all’azienda di risparmiare, ridurre le emissioni di anidride carbonica e attrarre i clienti più attenti all’ambiente.
2) Un nuovo concetto di proprietà: riciclare non basta, occorre distribuire il prodotto in maniera nuova. La soluzione consiste nel rendere disponibile il servizio connesso al prodotto e non il prodotto stesso. Questo modello è già utilizzato per automobili e cellulari, ma potrebbe essere esteso a elettrodomestici o a prodotti per uffici, grazie anche a sistemi di sharing o network che mettano in contatto i fruitori del servizio. Un servizio migliore ad un minor costo sarebbe vantaggioso sia per i consumatori che per i produttori, i quali ridurrebbero l’utilizzo di energia, favorendo tra l’altro lo sviluppo delle rinnovabili.
3) L’ampliamento di utilizzo dei prodotti: l’estensione della longevità del prodotto e l’eliminazione dell’obsolescenza programmata vanno nella direzione giusta.
Come rileggere il tutto per l’ambito edile?
Già il Piano europeo per l’Economia circolare del 2015 [COM (2015) 614/2] aveva come obiettivo quello di incidere sull’intera catena del valore nei settori prioritari tra cui quello dei rifiuti da costruzione e demolizione incoraggiando una migliore progettazione allo scopo di ridurre l’impatto ambientale degli edifici e migliorare la durabilità e la riciclabilità dei loro componenti.
Ma cerchiamo di andare oltre: vediamo come gli elementi che contraddistinguono l’economia circolare possono essere applicati nel settore degli immobili.
- Parlare di riciclaggio chiuso significa in quest’ottica garantire un riuso degli edifici preferendo gli interventi di riqualificazione a quelli di nuova edilizia e su questo credo sia chiara la posizione favorevole dei vari stakeholder privati e istituzionali.
- Anche in termini di revisione del concetto di proprietà il mercato immobiliare vede nascere nuove forme di “sharing economy” che vanno dal co-housing alla condivisione di spazi privati. AirBnB ad esempio è solo l’inizio. La sharing economy crescerà del 3000% dal 2015 al 2030 e, vista la mobilità lavorativa e la progressiva dematerializzazione degli spazi d’ufficio, prevediamo che questa riguarderà sempre di più anche l’edilizia.
- Infine la ricerca di longevità dei prodotti è coerente con quanto si vuole raggiungere negli edifici attraverso la manutenzione preventiva e perché no predittiva riferita alla capacità degli edifici di divenire resilienti in risposta ad eventi climatici più o meno imponenti.
Siamo partiti dunque dai green bonds per arrivare all’edificio predittivo, passando attraverso una rivisitazione dell’economia circolare all’interno del settore edile.
Gli obiettivi, come abbiamo visto, sono ambiziosi e le variabili in campo elevate. Proprio per questo sono necessari cambiamenti che vanno dalla progettazione industriale fino ai modelli di impresa, dai metodi di trasformazione dei rifiuti in risorse, ai nuovi modelli di consumo insomma una vera e propria trasformazione sistemica con un forte impulso innovativo, che non riguardi solo aspetti tecnologici, ma anche organizzativi, della società, delle forme di finanziamento e delle politiche nazionali ed internazionali.
Attendiamo dunque con grandi aspettative il COP22 di settimana prossima a Marrakech auspicando di poter aggiungere un nuovo tassello allo sviluppo dell’eco-sostenibilità sensibilizzati dal continente ad oggi più esposto agli effetti devastanti prodotti dal cambiamento climatico e ricordandoci che in fin dei conti siamo tutti sotto lo stesso tetto…
Fonte: https://greenhubblog.com/2016/11/10/green-bonds-circular-economy-e-nuovi-paradigmiedili/
Nessun commento:
Posta un commento