martedì 24 gennaio 2017

Terremoto: “Cosa si può fare in Italia per ridurre il problema dei crolli?”

di Ilaria Rega

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Marco Cossu, President, Miyamoto Italia

Oggi pubblichiamo l’intervista fatta a Marco Cossu , President, di Miyamoto Italia.

Miyamoto International è una società di ingegneria internazionale che opera a livello globale nel campo della valutazione e mitigazione del rischio sismico e della progettazione sismica. Con uffici localizzati nelle Americhe, in Europa, Asia e Oceania, Miyamoto è in grado di fornire servizi per progetti di qualunque complessità in tutto il mondo.

In Italia è operativa la sede di Milano.

Miyamoto è leader globale nell’assistere Enti Pubblici, Governi, Organizzazioni Internazionali, ONG e imprese private in progetti di valutazione e mitigazione del rischio connesso a disastri naturali. Con una esperienza che deriva dall’essere intervenuti in oltre 100 terremoti in tutto il mondo, Miyamoto è in grado di fornire non solo la tecnologia per progettare, valutare e migliorare la sicurezza degli edifici, ma anche aggiornate metodologie di engineering management, construction management, e leadership capacity.

Dove svolgete principalmente la vostra attività?

Haiti, Nuova Zelanda, Ecuador.

Gli uffici di Miyamoto International sono dislocati nei seguenti Paesi: Stati Uniti, Haiti, Costarica, Colombia, Liberia, Italia, Turchia, Nepal, India, Bangladesh, Tailandia, Giappone, Nuova Zelanda.

Cosa si potrebbe fare in Italia per migliorare lo stato degli edifici, anche dal punto di vista normativa?

I recenti terremoti hanno evidenziato ancora una volta la vulnerabilità del patrimonio edilizio italiano, specie quello più vetusto e quello storico e monumentale. Soltanto una estesa attività di prevenzione potrà portare ad una maggiore sicurezza degli edifici

L’approccio alla messa in sicurezza sismica di un edificio passa sempre attraverso una approfondita conoscenza della struttura. Soltanto avendo la piena conoscenza dell’edificio su cui si interviene è possibile migliorarne le prestazioni, altrimenti c’è il rischio di realizzare interventi inutili o dannosi.

Oltre ad essere diversi i terremoti è spesso diverso il costruito su cui agiscono, così come l’Emilia ha evidenziato le vulnerabilità dei capannoni industriali, L’Aquila ed ora Amatrice hanno evidenziato la vulnerabilità degli edifici con muri in pietra.

La riqualificazione degli edifici e delle infrastrutture esistenti è una sfida che si può vincere con un adeguato mix di investimenti e di competenze. Dopo ogni terremoto l’Italia si riscopre piena di “esperti” in materia di ingegneria sismica, e spesso il committente non è in grado di valutare l’esperienza di un tecnico; l’incompetenza, oltre a generare spesso interventi non risolutivi o addirittura dannosi, porta a interventi che possono costare molto di più di quanto necessario per un effettivo miglioramento della performance strutturale dell’edificio. Il legislatore dovrebbe tutelare i potenziali committenti, per esempio istituendo un elenco o un albo degli esperti nella valutazione e negli interventi sulle strutture esistenti, come avviene per altri settori come la riqualificazione energetica, l’acustica, la prevenzione incendi, la sicurezza nei cantieri e tanti altri.

Quali le nuove tecnologie per la sismica e come si sposano con la sostenibilità?

Anche nel campo dell’ingegneria sismica la tecnologia mette a disposizione strumenti efficaci per la protezione sismica delle strutture. Ve ne sono ormai tantissimi, tra i quali vale la pena di citare quelli che afferiscono alla categoria dell’isolamento sismico e alla dissipazione dell’energia sismica. Il concetto di base è quello di dotare la struttura di dispositivi in grado di attrarre su di sé il “danneggiamento” e di preservare la struttura o ridurne il danneggiamento. Molte di queste tecnologie possono essere definite sostenibili, in quanto, se opportunamente progettate, possono rendere la struttura capace di resistere meglio ai terremoti, non danneggiandosi oppure danneggiandosi meno e quindi riducendo i costi necessari per il ripristino della stessa alla funzionalità pre-evento. In una parola una corretta progettazione e un corretto uso di queste tecnologie può rendere gli edifici resilienti al terremoto, spesso con costi paragonabili a soluzioni tradizionali.

Cosa si intende per Resilienti?

Le attuali normative sulle costruzioni consentono che le strutture possano danneggiarsi a patto di assolvere alla primaria funzione di preservare la sicurezza delle persone, ma spesso tali danneggiamenti sono tali da rendere non conveniente la loro riparazione. Alcuni recenti eventi sismici, come Emilia,2012 e Tohoku, 2011, hanno reso evidente che questo genera costi socio-economici enormi difficilmente sostenibili dalle comunità colpite.

In psicologia, la resilienza è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà; mutuando tale termine al campo dell’ingegneria sismica, possiamo dire che un edificio è sismicamente resiliente quando è in grado di affrontare un terremoto preservando l’incolumità delle persone e senza danneggiarsi nelle sue parti principali, oppure danneggiandosi in modo tale da poter essere riparato in tempi brevi e con costi sostenibili.

Quali sono i paesi best practice in ottica di prevenzione crolli in caso di eventi sismici e quali sono le normative a sostegno?

Tra i Paesi che investono maggiormente nella protezione sismica degli edifici e delle infrastrutture ci sono il Giappone, gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda, ma anche altri Paesi ad alto rischio come la Turchia e il Cile hanno preso coscienza della pericolosità sismica dei loro territori ed hanno intrapreso importanti programmi di riduzione della vulnerabilità del loro costruito. In Nuova Zelanda ad esempio è considerata inaccettabile la perdita di vite umane per un evento sismico ed hanno messo in moto un meccanismo efficace ad hoc.

Il contenimento dei danni nel caso del recente sisma che hanno subito è anche attribuibile alla politica della ricostruzione post-sismica e alla prevenzione, ma vi sono anche altri elementi importanti nell’approccio neozelandese.

Innanzitutto, in Nuova Zelanda le norme che regolano la costruzione di nuovi edifici sono molto stringenti. Tutte le nuove costruzioni devono essere infatti realizzate secondo i più recenti criteri antisismici, così come grande attenzione è posta sulla scelta dei terreni dove sarà concesso il permesso edilizio.

In secondo luogo, la ricerca geologica e antisismica è estremamente attiva nel Paese, supportata dal Governo e gestita da diverse organizzazioni. Tra queste, senza dubbio un ruolo fondamentale è ricoperto dalla già citata GNS Science, Geological and Nuclear Sciences, un’organizzazione scientifica nata nel 1865 e conosciuta, nel corso dei decenni, con diversi nomi, la quale collabora sia con il Governo centrale che con le sue controllate e con il settore privato, fornendo consulenze specialistiche e pubblicando report scientifici, diversi dei quali sono consultabili gratuitamente.

In tutto il mondo, comunque,  è in atto una discussione sui temi della sostenibilità e della resilienza, che sta portando alla formulazione di normative di nuova generazione.



Fonte: https://greenhubblog.com/2017/01/19/terremoto-cosa-si-puo-fare-in-italia-per-ridurre-il-problema-dei-crolli/

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