Sono in viaggio verso Napoli, per la Scuola di Tecnologie Civiche, e sto raggiungendo persone splendide con cui da anni condivido molte delle mie idee ed esperienze nel mondo dell’open data e di tutto quello che ci gravita intorno e molte nuove che conoscerò lì. Molti di loro sono compagni di viaggio da sempre ed è con loro che abbiamo costruito questo evento unico in Italia. Non posso dimenticare quando Lorenzo Benussi mi ha chiamato per espormi il progetto “Il civic tech è un tema che in Italia sta cominciando a prendere forma ma ha bisogno di una azione divulgativa importante per fare il salto di qualità”. Ogni volta che avevo occasione di confrontarmi con la mia collega Francesca De Chiara durante il suo anno di visita al GovLab di New York (uno dei più importanti think-tank al mondo su queste tematiche in grado anche di creare un impatto reale) ne rimanevo affascinato. Questa scuola quindi diventa anche il modo per cominciare a trasferire quanto lei ha visto ed elaborato in quel suo periodo ed unire tutte le esperienze italiane e non che la nostra comunità ha creato (gran parte del programma della scuola è merito suo). Ci saranno pertanto persone piene di energia a prescindere che saranno lì come docenti o tutor o studenti.
PRIMA DI TUTTO MULTIDISCIPLINARIETA’
La ricchezza dell’evento (in programma fino al 20 novembre) è la multidisciplinarietà, argomento sempre più focale quando la tecnologia deve essere al servizio della società. Sei infatti sono gli assi attraverso cui il tutto si conforma: business modelling, comunity engagement, interaction design, data revolution, public procurement innovativo e impact finance. Tutti argomenti necessari per riuscire a costruire un progetto di civic tech (tecnologia civica) vincente.
Sul termine c’è molta confusione: spesso il rischio è quello di vedere la tecnologia come il fine e non come il mezzo oppure di avere la pubblica amministrazione come l’attore principale che si deve curare della sostenibilità nel tempo di tali iniziative o di confondere con il civic hacking.
DAL CIVIC HACKING AL CIVIC TECH
Fra questi, sicuramente, il civic hacking è il percorso quasi obbligato verso il civic tech in quanto, il primo prevede azioni di elaborazione o creazione o analisi di dati o di sviluppo di strumenti che necessitano però poi di un piano di elaborazione per garantire sostenibilità nel tempo diventando, quindi, tecnologie civiche.
In Usa il tema è ben definito grazie anche alla presenza di un progetto importante come Code for USA. Guardando oltre oceano si vede quindi che il fenomeno riguarda gruppi eterogenei composti da aziende (Google e Microsoft investono su questo tema), da organizzazioni no-profit, da enti pubblici (attraverso l’offerta di spazi o abilitando attraverso dati e servizi aperti), da accademici e attivisti.
Il luogo dove tutto questo accade è la Civic Hall di New York. In Italia abbiamo delle belle esperienze, quella in assoluto più famosa è data dall’operato dell’associazione openpolis e dal suo operato (in particolare il progetto openparlamento).
Un ottimo esempio, partendo da quanto già la pubblica amministrazione offre (es. i dati del parlamento) si arriva a creare un prodotto (es. openparlamento) in grado di amplificare il valore di quanto prodotto e di attirare attenzione e – in particolare – di configurarsi come un progetto che si auto-sostiene.
CONTRATTI PUBBLICI, MAPPINA E GLI ALTRI
Gli esempi però sono molti di più, e alla scuola ci sarà occasione di pensarne di futuri e di vederne molti di successo. Ci sarà l’esperienza americana di Enigma.io e di Pol.is raccontate direttamente dai rispettivi protagonisti Marc Da Costa e Collin McGill e quelle italiane del già citato Openpolis (Vittorio Alvino) e Contratti Pubblici (Federico Morando) nonché del partenopeo (ma con un occhio sempre più nazionale e internazionale) Mappina (Ilaria Vitellio).
Ogni giornata del programma è scandito da tre fasi molto precise: (1) acquisizione dei concetti (con ospiti e docenti nazionali e internazionali di tutto rispetto la cui lista va letta tutta di un fiato sul sito della scuola), (2) esempi concreti ed (3) esercitazione. Durante la scuola, i partecipanti si organizzeranno in gruppi per discutere assieme un possibile progetto, affrontandolo in ogni sua forma e secondo la multidisciplinarietà necessaria per costruire una tecnologia civica.
E’ il momento in cui la contaminazione fra idee e le energia regalerà quel piccolo salto di qualità necessario a costruire le città del futuro
Grazie a tutti voi che state rendendo questo possibile. E grazie anche agli enti (TOP-IX, FBK, Progetto Rena, Regione Campania, Comune di Napoli, Agenzia Italia Digitale, Ambasciata USA in Italia, Consiglio Regionale del Piemonte, Mappina, Ruralhub ) che hanno reso questo possibile.
L'articolo Le tecnologie civiche possono costruire le città del futuro. Il ruolo chiave della multidisciplinarietà sembra essere il primo su Che Futuro!.
Fonte: http://www.chefuturo.it/2016/11/civictech-napoli/

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