Nel settembre del 2015 la sua immagine fece il giro del mondo. Ovviamente per i media mainstream stava scappando con la sua famiglia per sfuggire, sì dall’ISIS, ma sopratutto dal feroce regime di Assad. Un altra “prova” per intensificare la guerra alla Siria.
Ora, Tima Kurdi, la zia del bambino, rinfrancata dalla visita della parlamentare statunitense Tulsi Gabbard in Siria e dal suo incontro con Assad, ha pubblicato sulla pagina Facebook di Tulsi Gabbard un messaggio.
Il sito l’Antidiplomatico lo ripropone tradotto in lingua italiana. Difficilmente troverà spazio sui liberi giornali nostrani.
Sono la zia di Alan Kurdi, il bambino siriano tragicamente annegato il 2 settembre 2015. L’immagine devastante del corpo senza vita del mio nipote di 2 anni, disteso a faccia in giù sulla spiaggia in Turchia, era su tutti i giornali in tutto il mondo .
Due settimane fa, tornata a casa dal lavoro, mio marito mi ha mostrato un video di Tulsi Gabbard in visita al mio paese di origine, la Siria. Le cose che stava dicendo sulla politica degli Stati Uniti, dei paesi del Golfo, dell’Occidente (che vogliono imporre un cambio di regime al mio paese, che finanziano gruppi “ribelli” e terroristi, che hanno distrutto il mio paese costringendo la gente a fuggire) sono vere. Il messaggio di Tulsi era esattamente quello che ho cercato di dire per anni, ma che nessuno vuole ascoltare.
Io vivo in Canada ora, ma sono nata e cresciuta a Damasco. Il nostro paese era tranquillo, bello e sicuro. I nostri vicini erano cristiani, musulmani, sunniti, sciiti; tutti i tipi di religione e colore. Vivevamo tutti insieme e rispettati a vicenda. Nel 2011, è iniziata la guerra in Siria. La maggior parte della mia famiglia era ancora a Damasco. Sono sempre stata in stretto contatto con loro e parlato con loro al telefono quasi ogni giorno.
Per un anno, ho sentito tante tragiche storie di persone, amici e vicini di casa con i quali sono cresciuta e che ora sono morti in questa guerra. Infine, anche la mia famiglia è dovuta fuggire in Turchia. E io ho fatto quello che chiunque farebbe per aiutare la propria famiglia inviando loro soldi e ascoltando le loro difficoltà di sopravvivere come rifugiati in Turchia.
Nel 2014, sono andata in Turchia per visitare la mia famiglia e ho cercato di aiutarli. Quello che ho visto e vissuto era molto peggio di quanto potessi immaginare ascoltando la radio e la TV. E’ stato peggio di quanto potessi mai immaginare. Ho visto gente per le strade, senza case, senza speranza. Bambini affamati che mendicavano per strada un pezzo di pane. Ho sentito molte storie strazianti di altri rifugiati che soffrivano tanto e molti che avevano perso i propri cari nella guerra. Dopo il mio ritorno in Canada, ho tentato di portare la mia famiglia con me come rifugiati. Inutilmente. Alla fine, mio ??fratello Abdullah e sua moglie Rehana, come migliaia di siriani, si è affidato ad un contrabbandiere che prometteva di portarli verso la libertà, la sicurezza, la speranza.
Il 2 settembre 2015, ho sentito la notizia di mia cognata e dei suoi due figli. Annegati mentre cercavano di raggiungere la Grecia. L’immagine del piccolo Alan Kurdi disteso a faccia in giù su una spiaggia turca era su tutti i media di tutto il mondo. È stata la sveglia per il mondo. E, cosa più importante, è stata la mia sveglia. Da quel momento, ho deciso di parlare a nome di tutti i rifugiati siriani ed essere la loro voce, per invitare altri paesi ad aprire i loro cuori e le porte per la mia gente; e anche, per porre fine alla guerra al mio Paese che costringe innumerevoli persone a fuggire. Io non sostengo una parte o l’altra nel conflitto siriano. Ma io sono molto frustrato dalla copertura unilaterale dei media occidentali di questa guerra. Gli Stati Uniti, l’Occidente, ed i paesi del Golfo stanno finanziando i ribelli legati ad al-Qaeda e ISIS, dando loro armi per consentire loro di continuare a combattere e distruggere e dividere la Siria. So di prima mano. Ho cercato di raccontare al mondo ciò che sta accadendo in Siria, ma i media non voglio che la gente di sentire la verità.
È per questo che sono entrato in contatto con Tulsi per dirle che io sostengo il suo messaggio di smettere di armare i terroristi, per smettere di sostenere il regime-change. Come me, molti siriani sono incoraggiati dal fatto che Tulsi abbia incontrato il presidente Bashar Assad in Siria. Tulsi sa che abbiamo bisogno di parlare con lui, perché una soluzione politica è l’unico modo per riportare la pace in Siria.
Se l’Occidente continua a finanziare i ribelli, vedremo più persone fuggono, altro spargimento di sangue, e più sofferenza. Il mio popolo hanno sofferto per almeno sei anni. Qui non si tratta di sostenere Bashar. Si tratta di porre fine alla guerra in Siria. Non si può continuare così, cercando di imporre un cambio di regime. È stato già fatto in prima in Iraq poi in Libia, e guardate cosa è successo.
Questo è tutto quello che ho da dire.
Grazie Tulsi, e grazie a tutti voi per aver letto questo messaggio
Tima Kurdi
Fonte: lantidiplomatico
Tratto da: direttnews 24
Fonte: https://ununiverso.it/2017/02/11/vi-ricordate-il-piccolo-aylan-vi-ricordate-quello-che-vi-avevano-scritto-i-media-in-quei-giorni-era-tutto-falso/
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